L'olivo

Simbolo millenario di civiltà e di pace

Il leggendario albero d’olivo e l’olio ricavato dai suoi frutti hanno accompagnato la storia dell’umanità. Già 8000 anni fa l’olivo veniva coltivato in Medio Oriente e le prime coltivazioni si ebbero molto probabilmente in Siria o a Creta. Con certezza sappiamo che le civiltà egizia e minoica consideravano l’olio di oliva come un prodotto di vitale importanza, tanto da fungere spesso addirittura da moneta di scambio.
I Fenici, in seguito, diffusero questa coltivazione su tutte le coste del Mediterraneo, dell’Africa e del Sud Europa.
Con i Greci le coltivazioni di olivo divennero sempre più numerose, anche se nei poemi omerici l’olio era usato esclusivamente per la pulizia e l’igiene. Col passare del tempo l’olivo, dono della dea Minerva, divenne il simbolo della pace. I vincitori dei Giochi Olimpici, difatti, venivano incoronati con ramoscelli di olivo selvatico e gli ambasciatori ne recavano in capo una corona.

Nel V sec. a.C. l’olivicoltura prosperava già in Grecia ed in tutte le isole dell’Egeo, e da qui fu trapiantata in Sicilia e, quindi, nelle penisole Italica ed Iberica. L’inizio dell’olivicoltura sul suolo italico è ascrivibile a non meno di 6-7 secoli prima dell’era cristiana. Si presume, come è stato accennato poc’anzi, che dalla ospitale terra siciliana la coltivazione si sia poi diffusa in tutto il mezzogiorno e poi via via verso il nord della penisola fino a coprire le zone attualmente interessate. Con l’avvento al potere di Roma, poi, si coltivò in ogni territorio conquistato l’olivo. In molti casi i Romani ordinarono alle popolazioni sottomesse il pagamento dei tributi sotto forma di olio. Solevano, inoltre, intrecciare rami d’olivo insieme con l’alloro per farci delle corone da offrire ai cittadini meritevoli. Sempre ai Romani si deve la costruzione dei primi strumenti per la spremitura delle olive e il progressivo perfezionamento delle tecniche per conservare l’olio.

Fin dall’inizio l’olivo e i suoi frutti sono stati presenti nella storia degli uomini sia nei riti sacri, sia nella vita quotidiana

Vai ai prodotti

L’olio venne utilizzato non solo per arricchire gli alimenti, ma anche nei massaggi e nella cosmetica. Gli antichi Romani classificavano l’olio di oliva in cinque qualità: oleum ex albis ulivis proveniente dalla spremitura delle olive verdi, oleum viride proveniente da olive raccolte a uno stadio più avanzato di maturazione, oleum maturum proveniente da olive mature, oleum caducum proveniente da olive cadute a terra e oleum cibarium proveniente da olive quasi passite che era destinato all’alimentazione degli schiavi. I numerosi utensili per la raccolta e la spremitura delle olive, rinvenuti dagli archeologi in vari scavi nell’area mediterranea, nonché diversi passaggi della Bibbia e del Corano dimostrano l’importanza storica che questo frutto dell’olivo ha continuato ad avere nel lavoro degli uomini.

La stessa longevità dell’olivo è proverbiale: è ipotizzabile che alcune piante ancora oggi presenti in Palestina siano coeve al sorgere del cristianesimo. Il ramoscello di olivo, invero, nel mondo cristiano è un simbolo di pace: la colomba lo portò a Noé dopo il diluvio universale e la domenica delle Palme viene celebrata con la distribuzione dei rami benedetti in memoria del popolo che salutò l’ingresso glorioso di Gesù in Gerusalemme. L’olivo benedetto è anche presente nei momenti più significativi della vita dei fedeli: nel battesimo, nella cresima, nel viatico, nonché nell’ordinazione dei sacerdoti e dei vescovi. L’olivo che oggi, ormai, è coltivato un po’ ovunque nelle terre a clima temperato, nel continente americano e, precisamente, nel Perù vi fu portato dagli spagnoli verso la metà del XVI secolo. Solo più tardi la sua coltivazione spesso effettuata negli orti e nei giardini delle missioni si diffuse anche nel Messico e nella California.